Il calcio dice addio al Kun Aguero

Non è passato molto tempo, un’oretta o forse qualcosa in più. Il lasso di tempo necessario per metabolizzare quell’ennesima notifica mattutina che, però, questa volta ha un sapore diverso, che mi ha spinto a mettere nero su bianco per provare a racchiudere uno spicciolo delle emozioni vissute.
Quel solito suono ha avuto un sapore amaro, profondo, triste più del solito. Un sapore quasi preannunciato al quale non ho voluto darci retta perché a volte è meglio evitare la realtà, magari girarci attorno, che affrontarla per paura di starci male.
“Il Kun Aguero annuncia il suo ritiro dal calcio giocato”.
Lo so, lo so, a voi può sembrare banale, quasi normale, che arrivi il momento dell’addio di un calciatore, che appenda quei famosi scarpini a quel tanto odiato chiodo.
Penserete che non è il primo, non sarà l’ultimo. Peggio ancora, penserete che è “uno dei tanti”.
Ma, in fondo, che ne sapete voi di cosa prova chi l’ha visto che era ancora un ragazzino, “l’enfant prodige” dell’Indipendiente, il più piccolo tra i grandi ad esordire in Primera División a 15 anni e 35 giorni.
E poi pian piano crescere, trascinare l’Atletico Madrid al suo primo trofeo europeo infuocando letteralmente il vecchio “Vicente Calderón”, il cuore pulsante dei “Colchoneros” che, dopo tanti anni bui, rivedeva la luce grazie a “El Diez”.
Ma l’enfante prodige non poteva neanche immaginare lontanamente ciò che avrebbe fatto di lì a qualche anno. Ha coronato il sogno dei “citizens” in giro per il mondo, riportando il Manchester City sul tetto d’Inghilterra dopo 44 anni d’agonia, come quella vissuta col fiato sospeso, senza più salivazione e col cuore in gola, in quel gol a pochi secondi dal termine del match. “Agueroooooooo”, l’urlo liberatorio di Martin Tyler che si puo’ ascoltare senza il bisogno di sentirlo per descrivere l’esplosione, l’incredulità e la gioia di quel momento così tanto atteso, così tanto cercato, voluto e trovato.
Una storia che vanta oltre 400 gol, oltre il miglior marcatore straniero della storia della Premier League e il terzo nella storia dell’Argentina, oltre gli assist, le vittorie e i trofei.
A 33 anni però il suo cuore, dopo averne fatto andare in fibrillazione a milioni, ha deciso di prendersi una pausa, ha compreso di non poter più reggere il peso di vivere emozioni così forti.
Ed è per questo che, oggi, in lacrime Aguero ha annunciato di essere arrivato ormai al tramonto della sua intera vita e carriera calcistica.
Colui che era un nove e giocava come un dieci e un dieci che segnava come un nove.
Ed è per questo che quella, che sembrava l’ennesima e banale notifica mattutina non era e non sarà mai una delle tante ma, in fondo, voi cosa ne sapete.
Grazie di tutto, Kun. Para siempre.

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